STORIA,MONUMENTI E LUOGHI D'INTERESSE 
CASELLE LANDI

Storia

Per ripercorrere la storia del nostro piccolo paese sulle rive del fiume Po, dobbiamo partire da molto molto lontano.
Il nome attuale Caselle Landi è arrivato solo dopo molti anni dalla fondazione della comunità. Infatti il paese si chiamò inizialmente Caselle Vecchie, poi Caselle del Po. Romani e Galli si avvicendarono sul territorio compreso fra Cremona e Piacenza in battaglie e forti scontri con lo scopo di colonizzare la regione. Le Caselle lungo il Po si trovavano nel mezzo ed hanno visto susseguirsi popoli e culture diversi. Quando i Romani ebbero la meglio, (191 a.c. circa) le prime capanne -dette appunto Caselle- furono identificate. In tempi successivi quei primi insediamenti vennero più precisamente indicati con il termine Caselle Vecchie del Po, in quanto ad esse se ne erano aggiunte di nuove.

La vita del villaggio era in parte regolata dai giovani maschi che al tempo si riunivano insieme quasi sotto forma di consiglio comunale –la vicinia- per decidere su questioni di carattere locale e nazionale.

 

Periodo Feudale(1278-1797) e periodo Napoleonico (1798-1814)
Nel 1262 le Caselle del Po si aggiunsero all‘ insieme di territori avuti in feudo o in signoria che costituivano lo Stato Landi. La famiglia è di antiche origini e da questo momento in poi segnerà in maniera molto incisiva la vita del paese.

Anche dal punto di vista territoriale i cambiamenti di confine e le deviazioni del fiume furono molteplici. Da sempre il Po ha influito positivamente e non sullo sviluppo economico e sociale del paese. I Caselle si hanno da sempre cercato di porre rimedi alla forza del fiume costruendo argini e trasformando una zona paludosa e malsana in una zona fertile e produttiva.

Fino al 1500 il paese si trovava sulla riva destra del Po. Fu poi seguita un’ operazione di deviazione del corso del fiume e Caselle si trovò poi ad essere sulla riva sinistra, pur restando territorio piacentino. La città di Piacenza ha sempre avuto una forte influenza nel nostro territorio e le vicende storiche si legheranno alle vicende della nostra comunità fino al 1797. Solo con il Congresso di Vienna(1814-1815), Caselle Landi divenne definitivamente territorio lombardo.


Guerre d'Indipendenza
Dopo la Seconda Guerra d’ Indipendenza (1859) Caselle appartenne alla Provincia di Milano, al Circondario di Lodi, al distretto X di Cotogno.

Nel 1861 il paese aveva una popolazione di 2645 abitanti. 363 cittadini pagavano l’ imposta prediale ed erano agricoltori, 16 pagavano la tassa commerciale, 29 l’ imposta sulle rendite. I Cittadini di almeno 25 anni, che sapessero leggere e scrivere e pagassero una tassa annua di almeno 40 lire, erano elettori politici.


L'evoluzione demografica dal 1861 al 2001
Le prime elezioni amministrative furono indette il 20 gennaio 1860. Il Sindaco per il triennio, Giovanni Spingardi, venne nominato con decreto di Vittorio Emanuele II. Ai tempi non esistevano liste elettorali: ogni elettore era al contempo candidato.


La Prima Guerra Mondiale
Venne poi la 1° Guerra Mondiale, una tragedia che aveva toccato le grandi città così come i piccoli paesi, a causa dell’ alto numero di vite che il conflitto aveva sottratto alle famiglie. Purtroppo nessun reduce di questa guerra rimane per poterci, meglio di ogni altro libro, raccontare le emozioni ed il dolore di quegli anni.
Anni ancora più duri furono quelli del dopoguerra. La smobilitazione aveva fatto aumentare il numero dei disoccupati e le organizzazioni locali come la Cooperativa di Lavoro e Consumo aveva concertato con         l’ Amministrazione Comunale la possibilità di creare una segheria, un essiccatoio ed un mulino per dare lavoro ai soldati tornati dalla guerra.
Intanto nasceva anche il fenomeno del Fascismo a Caselle. Il 21 settembre del 1921 una prima sezione del Partito venne creata. Nelle elezioni del ’24 i Fascisti trionfarono in paese.

 

La Seconda Guerra Mondiale
Nel giugno del ’40 l’ Italia entra in guerra. Un manifesto avvertiva i Casellesi che luce e alimenti sarebbero stati razionati. Un Proclama del Comando Germanico avvertiva i cittadini di consegnare tutte le armi in possesso e di non fornire per nessun motivo abiti civili o sostentamento a prigionieri di guerra inglesi o americani. Altri proclami usciti in seguito minacciavano partigiani e popolazione civile con il ricatto di uccidere e bruciare case se questi avessero organizzato atti di sabotaggio verso l’ esercito tedesco.
Nel ’44 arrivo la Guardia repubblicana il cui compito era quello di vigilare sull’ ordine pubblico e si insediò nel caseggiato dell’ ex-cinema.


L'eccidio delle Punte Alte
Forse uno dei momenti più tragici e sanguinosi della storia del nostro paese è proprio l’eccidio delle Punte Alte.

Questi fatti che si svolsero in una giornata di sole che doveva essere per tutti serena perché l’ ultima della guerra. Silvano Campagnoli, che aveva disertato qualche tempo prima ed aveva raggiunto i partigiani di una valle del Piacentino, era tornato in famiglia per trascorrervi il giorno di Pasqua.

Alle 14,30 la cascina, a ridosso dell’argine del Po, fu circondata. Gli assedianti. guidati dal comandante della brigata nera di Codogno, Alessandro Midali, iniziarono a sparare. Il Campagnoli rispose ai colpi ferendo mortalmente il milite Oltolini. Fu appiccato allora il fuoco al fienile, stanando il partigiano, che fu ucciso. Poi toccò al fratello Lino di 16 anni.

Accorsero il padre Pietro e la madre Teresa Berselli, in evidente stato dì gravidanza: furono trucidati sull‘aia. Sopraggiunse il fittabile della cascina Luigi Losi per chiedere di salvare il bestiame dall’incendio. Anch‘egli fu ucciso. I corpi delle cinque vittime furono poi abbandonati tra le fiamme del cascinale. Mentre i fascisti tornavano verso il paese, don Giuseppe Patti —richiamato dagli spari e dalla colonna di fumo— si diresse verso la cascina e, incrociatili, chiese conto ad essi del misfatto; davanti alle loro prime ammissioni e giustificazioni gli rinfacciò che erano soltanto degli assassini. Giunto a Punte Alte si rese conto della tragedia: estrasse i corpi dal fuoco, li adagiò su un carretto e trainandolo lui stesso a braccia - per non esporre a rischi nessuno dei parrocchiani - portò le vittime in paese: i quattro componenti della Famiglia Campagnoli furono deposti nella sede dell‘Azione Cattolica, presso abitazione del parroco, mentre il Losi presso parenti: una sfida aperta del coraggioso parroco in nome della pietà umana e cristiana. Nonostante il pretore di Codogno l’indomani avesse consigliato funerali modesti senza suono di campane, i funerali furono una testimonianza di solidarietà per le vittime e una ferma condanna per i colpevoli con la partecipazione di tutta la popolazione.


Il secondo dopoguerra
Il 2 giugno 1946 gli italiani si recarono alle urne per la prima elezione politica. I Casellesi tornarono a votare per dare al paese un’ Amministrazione Comunale, finalmente in tempo di pace.





Monumenti e luoghi d'interesse

·       Castello vecchio: castello medievale originariamente costruito per volere del conte Pompeo Landi, è stato, poi, trasformato dalla famiglia Landi in residenza; di questo castello rimane un solo torrione (sugli originari quattro) e parte della facciata.

·       Palazzo nuovo, chiamato anche Palàsi nel dialetto del paese, adiacente al castello vecchio, caratterizzato da un torrione a sua volta sormontato da una torretta e costruito nel Seicento per ordine di Felice Landi con l'intento di adibirlo al servizio del Sacro Ordine di Malta, come testimoniato dall'assenza di l’assenza di saloni di rappresentanza, affreschi e sale nobili e dalla presenza di una croce sul pennone e di una piccola cappella a lato dell'ingresso.



Dove sono collocati i sassi

Panchina rossa 

 Monumento al lavoro 

 Monumento ai martiri della libertà 

 Scuola

 Cimitero


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La scarpa rossa è il simbolo della denuncia degli abusi sulle donne e del femminicidio.

008

Rappresenta il cuore incatenato ad un'amore che lo distrugge.

015

La mano rappresenta la forza di fermare la violenza.

018

Il fiocchetto rosso rappresenta il simbolo della lotta contro la violenza.

023

La panchina presente in molti comuni vuole essere un omaggio a tutte le donne che hanno perso la vita a causa di uomini troppo violenti.

039

La violenza sulle donne non ha confini... e spesso ha le chiavi di casa!!!

077

Le parole di un uomo possono ferire peggio di una coltellata.

081

Ogni volta che una donna lotta per se stessa, lotta per tutte le donne!!!

098

La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci. ( Isaac Asimov )

140

L'albero della vita è simbolo di rinascita. Una donna libera dal suo aguzzino deve avere la forza di rinascere e riprendersi la sua vita.

177

Il motto del violento: " Vivi e lascia lividi".

233

Il mostro non dorme sotto il letto. Il mostro può dormire accanto a te!!!